Home > Tradizioni > Come eravamo > I rametti di ulivo benedetti:  ' li  stucchiė '

La Domenica delle Palme, preludio alla Settimana Santa, si celebrava all’insegna delle frasche di ulivo che in grande quantitą (addirittura intere fascine) venivano portate in Chiesa per la benedizione. Da queste, poi, si staccavano dei rametti ‘li stucchiė’ utilizzati per scambiarseli in segno di pace, mentre i rimanenti si riportavano in campagna per essere conficcati nei terreni seminati, ad auspicio di un abbondante raccolto. Altri ramoscelli d'ulivo venivano infissi sui pagliai, sulle capanne, sugli alberi, venivano appesi in casa dietro imposte di porte e finestre, alle cornici dei quadri sul letto matrimoniale per assicurare alla casa, alla famiglia, ai campi, la protezione divina.

I ramoscelli venivano offerti, per consuetudine, alle persone di rispetto, ai parenti anziani, ai padrini e madrine di cresima. La parmė pė lu cumbärė era, in passato, una ricca e barocca composizione di fili di ferro, intrecciati a forma di rami e foglie ricoperti di seta bianca.

Dalle condizioni meteorologiche della domenica delle Palme, i contadini traevano auspici:
 '
Parma mbossė, grégna ndorsė'.


La processione del Venerdģ Santo, ancora di pił, costituiva  il fulcro principale  di un pathos coinvolgente e vissuto in tutta la sua drammaticitą. Dopo aver percorso le strade principali del paese, ritornava sul sacrato della Chiesa Madre. Qui era usanza che un gruppo di donne ‘li castėllėrė’, vestite di nero e allineate sulla scalinata adiacente il portone del Seminario, intonassero il lamento funebre in lingua vernacola di autore ignoto: La spartčnzė dė Dijė - L’addio della Vergine Santa al Suo Figlio morto. Era il giorno dell’anno in cui le sale cinematografiche, i bar, le cantine restavano chiuse e in famiglia la radio non veniva accesa. Dopo i riti religiosi, le strade si svuotavano e la gente si chiudeva in casa, in attesa del grande risveglio dalla morte.


Fonte:
- Cummė jucammė na votė ( Giochi e tradizioni Ascolane ) di Franco Garofalo
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 “Ascoli Satriano, storia, arte, lingua e folclore” di Francesco Capriglione e Potito Mele 1980


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