Solo pochi e confusi
ricordi riguardano personaggi locali ritenuti maghi o streghe. Soprannome
abbastanza diffuso come mascijärë,
attesta la probabile esistenza, in passato, di persone dai poteri paranormali,
che esercitavano le arti magiche. Connesse con le credenze sulla stregoneria, sono
le vecchie superstizioni riguardanti: malocchio, fatturë
e ammidjë.
Per essere preservati dai
loro malefici effetti, senza ricorrere a stregoni o fattucchiere, si riteneva
che bastasse portare con se qualche amuleto: un cornetto, un gobbetto, un
ferro
di cavallo, una mano facente le corna, una croce, un santino. Gli amuleti
piccoli venivano portati di solito, in tasca o appesi al collo, mentre quelli
più grandi venivano fissati con un chiodo alle pareti, ai muri e alle porte
delle case. Una certa fede si prestava a l'ucchjaturë.
Si riteneva che, versando in un piatto pieno d'acqua, delle gocce di olio di
oliva, che si dilatavano fino a sparire, mentre venivano pronunciate
incomprensibili parole magiche, cessasse il mal di testa o altro malanno. Si credeva ancora
nell'esistenza di fantasmi e di spiriti che, in determinate condizioni,
situazioni ed occasioni, apparivano nel castello, nelle case e in luoghi dove
era avvenuta una morte per omicidio o per disgrazia.
Tagljagrassë,
nannùorchë
e llupunärë
atterrivano le menti dei piccoli e dei grandi. Il
llupunärë,
in particolare, uscendo nelle notti di luna piena, faceva rabbrividire la gente
con i suoi lugubri e lamentevoli urli che echeggiavano nelle strade. Lu
scazzamuriellë,
un curioso e capriccioso folletto, si posava invece sullo stomaco dei poveri
malcapitati che cadevano nel suo assoluto potere, restando come paralizzati, e
potevano liberarsi dalla sua oppressione soltanto esaudendo ogni suo desiderio,
oppure riuscendo a strappargli "lu scazzëttinë"
rosso dalla testa del del folletto. Pregiudizi e superstizioni riguardano animali,
giorni e mesi, astri, condizioni climatiche... ed altro ancora. Sono temuti la tarantola, il cui morso velenoso
provoca, in chi è colpito, una danza frenetica che esaurisce ogni forza e porta
alla morte; la cuccuuäjë,
che annuncia morti e disgrazie di notte, sui tetti delle case; il gatto nero
che attraversa la strada di venerdì o di notte; le serpi di ogni genere. La palummèllë,
che vola la sera attorno ad una lampadina, si ritiene, invece che annunci
qualche avvenimento felice. Ai numeri vengono attribuite le
note caratteristiche della cabala. Connettendo i loro simboli magici con fatti
ed avvenimenti di ogni giorno, vengono giocati al lotto, specie se sono stati
dettati, in sogno, dai defunti. Il numero tredici è considerato portafortuna,
mentre il diciassette è ritenuto nefasto come i giorni di martedì e venerdì,
quando non si deve dare inizio a nessuna cosa: dë
vènërë
e ddë
martë
non zë
sposë
e nnon zë
partë. Dalle condizioni climatiche dei
giorni che vanno dal 14 al 25 dicembre, li
ccalènnë,
vecchi e contadini usano ancora fare previsioni sulle condizioni del tempo nei
giorni corrispondenti dei mesi successivi. Auspici e predizioni di buono e
di cattivo augurio, di fortuna e di sventura, si crede ancora di poter ottenere
dalla lettura delle carte o della mano, dalla consultazione di indovini e da
gesti ed accidenti della vita quotidiana. Si ritiene di malaugurio spargere olio
per terra, rompere uno specchio, tagliare il pane contro verso da sinistra a
destra o deporlo sulla tavola cäpësottë,
prendere un bambino in braccio passandoselo sulla tavola. E' di buon augurio
versare vino per terra ( è grascjë
), sentire lu surdëllinë
nell'orecchio destro e così via. Sarebbe lungo elencare tante
altre specie di superstizioni e di credenze popolari, ai fatti di magia, lo
scetticismo degli Ascolani, non ha mai dato credito, pur rimanendo, spesso,
impressionati da certi loro aspetti spettacolari. |