Home > Tradizioni > Come eravamo > Persone note per le loro mansioni

“… un tempo era uso comune assegnare un soprannome. Tante sono le persone note per le loro mansioni negli anni cinquanta e ricordate con i propri soprannomi , ecco alcune di queste …”


Barboscė
Trasportava granaglie dal mulino “Farina” alle case dei clienti e viceversa con il suo asino capace di eseguire comandi senza essere guidato con la briglia.

Bčcconė
Brav’uomo, affetto da calli e cipolle ai piedi che gli consentivano di calzare solo scarpe bucate e prive di stringhe. Si adattava a svolgere umili mansioni. Aveva una famiglia numerosa e abitava dietro il seminario Vescovile, subito dopo la lunga scalinata, girando a sinistra. Da lui prende nome l’arco che si trova nelle vicinanze “L’archė de Bčcconė”

Cėfčrrė
Mastro Potito De Girolamo era un fabbro ferraio di primo ordine, con la sua officina ubicata nella seconda traversa di via Ruggero Borghi, partendo dalla (allora) Piazza Cecco d’Ascoli.

Don Pėtitė Cėlindrė
Dimorava presso il Ricovero di mendicitą (prima dell’attuale Polo Museale), poi trasferito in alcune stanze a piano terreno, adiacenti al cortile d’ingresso del Palazzo ducale. Invalido con una stampella sotto l’ascella sinistra, bastoncino sulla destra, cappello sulle ventitré, una vistosa pochette e una penna stilografica nel taschino della giacca di colore scuro. Dal tratto signorile, si riteneva un poeta incompreso.

Ernčstė l’autistė
Pioniere del trasporto pubblico. Agli inizi degli anni sessanta gli fu affidata la tratta Ascoli-Scalo, che conosceva come le sue tasche. Era anche un ottimo meccanico e curava personalmente la manutenzione del suo mezzo che spesso andava in panne a causa del motore troppo vecchio. Gli furono colleghi e allievi, autisti e fattorini altrettanto noti: Potito Balzano ( Gčndolfė ), i fratelli Ciccio e Matteo Santodirocco ( li zuchėrė ).

Francischė
Uomo anziano dallo sguardo mite, affetto da paresi linguale spastica, che gli provocava una continua e copiosa salivazione. Accudito dalle Suore Domenicane, che operavano nell’allora convento di Santa Maria del Popolo. Era solito girare la domenica mattina per il paese, bussare con molta discrezione alle porte delle case, e ricevere qualche soldino.

Giuvannė Cėcconė
Addetto all’apertura dei tombini della fogna “la carrčttė”, per richiamare le utenti suonava la trombetta. Sin dagli inizi del secolo scorso, prima della costruzione della rete fognaria, la raccolta dei liquami domestici avveniva con un carrobotte,  trainato da una coppia di muli, di qui la strana denominazione.

Foto Cautillo
Verso la fine degli anni cinquanta del 1900, raggiungeva Ascoli un fotografo proveniente da Sant’Agata. Girava in scooter: una lambretta con la carrozzeria chiusa, sulle cui fiancate spiccava la scritta “Foto Cautillo” si chiamava appunto, Rocco Cautillo, il quale appena si liberņ il gabbiotto occupato dall’orologiaio, situato all’interno della abitazione della famiglia Pedarra, in Piazza Cecco d’Ascoli, vi subentrņ e lą esercitņ la sua attivitą per molti anni. Di lui si puņ affermare che, oltre ad un bravo fotografo, fu anche un attento cronista degli anni che vanno dai Sessanta ai Novanta e nessun avvenimento sfuggģ al suo obbiettivo.

Luchicchjė
Facchino che stazionava vicino al monumento dei caduti, cercando di racimolare il necessario per sbarcare il lunario. Poco curato nell’aspetto, viveva solo in una specie di tugurio.

Luiginė la lucė
Al secolo Abruzzese Luigi. Era addetto alla lettura dei contatori della luce elettrica nelle abitazioni. Era anche un estroso musicista e compositore, Maestro della rinomata Banda Musicale di Ascoli Satriano, prima che gli succedesse il Maestro Antonio Sarni.

Mastė Bijėsė la fundiarjė
Messo dell’Ufficio Tributi.

Mastė Carluccė
Per tutti era Carlo Magno. Si intratteneva spesso presso la bottega del noto calzolaio mastro Mingo Coluccelli, dove, tra una chiacchiera e l’altra arricciava spinelli con cartine e tabacco di trinciato forte. A causa di una patologia, sorta all’indomani del suo rientro dal disastroso Fronte russo  del secondo conflitto mondiale, vestiva con giubbotti di montone nappati, anche durante l’estate. Era stato un valente meccanico, ma, in seguito a quanto detto prima, curava solo la sua macchina: una Bianchina Cinquecento parcheggiata davanti casa sua, nel cui abitacolo passava molte ore, per godersi il tepore delle giornate di sole.

Parmėtčllė
Aveva il negozio di generi alimentari (come anche Marėnuccė, Mėliscė e Grassottė) pił conosciuto e frequentato ad Ascoli negli anni Cinquanta. L’esercizio era ubicato in corso Vittorio Emanuele, a metą strada tra la chiesa di San Rocco e quella di San Potito.

Pasckėlė Burrėrė
Banditore dal timbro di voce tenorile, acuto e possente. Usava una tecnica personale per farsi sentire da tutti nei suoi annunci: si posizionava in alcuni punti particolarmente acustici di Ascoli, raggiungendo distanze ragguardevoli. Annunciava l'asta per le offerte in onore dei Santi Patroni. 

Stėlluccė
Era un vero e proprio emporio quello di Stėlluccė sottė a la llorgė dove non mancava quasi nulla. Si potrebbe paragonare a quei market che si vedono nei film western.

Taruėssė Ndonjė
Di solito gironzolava in piazza e si appoggiava a un grosso e corto bastone perché claudicante. Era molto noto ai ragazzini per la sua bontą d’animo. Anche lui ospite del Ricovero di mendicitą. Aveva assunto l’incarico di tirare lu Ciuccė dė San Pėtitė e di suonare, in uno strano modo, la campana del Soccorso, durante le processioni: impugnava con ambedue le mani il batacchio, percuotendolo sull’orlo della campana con un movimento che andava man mano aumentando, intervallato da un breve pausa di quindici secondi circa.


Fonte:
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 “Li gljummėrė, aspetti linguistici e antropologici di Ascoli Satriano”  di Franco Garofalo, 2018


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