Home > Tradizioni > Come eravamo > L' abitazione

“… la dimora tipica Ascolana era costituita, in passato, da un unico, grande vano nel quale venivano separati e distinti i vari ambienti tramite paraventi di legno, di cartone o di tendine …”


L’abitazione dei giovani sposi si trovava, di solito, nei pressi di quella dei genitori di lei e ciņ confermava il detto che la “fémmėnė  tirė  sčmbė  da li suvė”.

La casa era, e resta, una delle aspirazioni pił forti dei neosposi e di ogni famiglia nascente. Si riusciva a vivere in assoluta miseria, ma solo un focolare proprio dava la forza di sopportare tutto e di garantirsi per il futuro.

La dimora tipica Ascolana era costituita, in passato, da un unico, grande vano nel quale venivano separati e distinti i vari ambienti. Le ampie ed alte volte a crociera o a botte poggiavano su pilastri degradanti o direttamente sui muri e si innalzavano dai quattro ai cinque metri, con i mattoni bene incastrati fra loro in archi perfetti. Le pareti, in mattoni e pietre, tonde e squadrate, cementate da un impasto di sabbia e cenere, a “murigljė”, avevano dimensioni varie, ma le misure pił frequenti andavano da 4x4 a 5x5 metri.

Sulla parete a lato della porta d’ingresso c’era la “fucagnė” o il camino per cucinare e riscaldare l’ambiente. Essa veniva alimentata con paglia, mąttėlė d’avuzzė, salėmčndė, fraschė, cėppunärė, di alberi da frutto (olivo, mandorle, fico) e selvatici (trignė, ruvėtälė, chijachjłscėnė ecc.). Sulla cappa era fissato un telaio di legno con tanti chiodi ai quali stavano appese le pentole di rame e tutti gli utensili da cucina.

Sulla parete ad angolo, poco lontano, c’era la credenza o la cristalliera, colma di vasellame e di stoviglie di creta, di piatti, bicchieri, bottiglie poggiati sui ripiani superiori coperti da una vetrata, mentre su quelli inferiori chiusi da portelle di legno venivano conservate le provviste alimentari. Un metro circa davanti, stava il tavolo attorno al quale sedeva a pranzo la famiglia.

Tutti mangiavano nello stesso piatto, grande piatto, “la späsė” ricolma di lagąnellė e ffasulė, cinguėlė e rruchėlė, pėzzéllė e rräpė o, nei giorni di festa , di rėcchjėtčllė pė lu rravł, trłocchėlė, fusillė. Il secondo piatto era del tutto quasi sconosciuto e veniva consumato soltanto nelle grosse occasioni. Il padre, seduto a capotavola, tagliava e distribuiva il pane,  mesceva il vino, pė lu vucälė o pė lu mėsciłnghėlė, nei bicchieri dei figli, assolvendo alla funzione tradizionale e sacerdotale di pater familias.

Al centro della parete pił ampia troneggiava il grande, alto e maestoso letto di ferro con il saccone e il materasso rigidi, squadrati e livellati meticolosamente con castelli di cuscini addossati alla testata superiore. Sotto di esso, nascosto da  lu turnalģettė, un’infinitą di cose: scatole, cassetti, cesti di frutta, vasetti pieni di cibi conservati, ma anche scarpe, panni sporchi, piscjaturė e prisė. Sopra vi dormivano i genitori e i figli pił piccoli: uno tra il padre e la madre, uno o due altri a ppģedė lu lģettė. Su un altro giaciglio dormivano, in promiscuitą, tutti gli altri figli, almeno fino alla pubertą. Le ragazze, diventate grandi, dormivano su un letto messo dietro un paravento di legno o di cartone.

Un tramezzo in muratura isolava e copriva la piccola stalla e la mangiatoia dell’asino, che faceva compagnia alla famiglia e si occupava, all’alba, di dare la sveglia generale con i suoi ragli. Su un piano poggiato al tramezzo e ad una parete dormivano, infine, i figli maggiori. L’armadio, lu stuponė, lu cascjonė e tutti gli altri mobili venivano collocati, alla meglio, negli spazi liberi.

Questa dimora era il prototipo della casa contadina, posta al pianterreno, a lu suttänė, per esigenza di tenere l’asino e la stalla in casa.

Altri Ascolani preferivano abitare, invece, a li supränė, ai quali si accedeva attraverso la scalinata esterna, lu mugnälė. Anche queste abitazioni erano di un unico vano, di ridottissime dimensioni, ma certamente tenute in migliori condizioni igieniche, nonostante la mancanza, normale, del gabinetto e dell’acqua.

In mezzo alla miriade di casupole di questo genere, sorgevano qua e lą le ricche e sontuose dimore signorili con decine di stanze dipinte  e decorate con affreschi e stucchi, che facevano stridente contrasto con lo spettacolo di miseria offerto dalle case contadine. Si trattava in alcuni casi, di antichi fabbricati di conventi abbandonati, trasformati in abitazioni civili e via via modificati secondo le esigenze dei successivi proprietari. Divisi in vari appartamenti, hanno perduto, quasi completamente, le loro caratteristiche originarie e, con esse, sono andate distrutte anche le decorazioni, le pitture, le suppellettili, gli arredi, opere di ottimo artigianato antico se non di vera  e propria arte.


Fonte:
-
“Ascoli Satriano, storia, arte, lingua e folclore” di Francesco Capriglione e Potito Mele 1980


Ascoli Satriano, visitando il borgo -  © web design by Piero Pota   ( www.ascolisatrianofg.it )