Alcuni mesi prima del matrimonio, avveniva,
con grande solennitą, lu dč parolė. I due futuri coniugi si
scambiavano la promessa di matrimonio davanti al sacerdote e dinanzi al
sindaco, alla presenza dei due testimoni, futuri compari danello.
Questi venivano scelti, di comune accordo, fra i parenti pił stretti o
fra gli amici degli sposi. Da allora essi entravano a far parte della
famiglia e venivano consultati ogni volta che si doveva decidere
qualcosa a proposito dello sposalizio. Con la cerimonia della promessa
si facevano le prove generali del matrimonio, che culminavano nel
ricevimento e nella festa da ballo in casa della sposa, ricalcanti a
grandi linee il prossimo fėstinė nuziale. La cerimonia nuziale
era la pił solenne, non solo per i due sposi, ma anche per i due casati
e tutto il parentado. Parenti ed amici lontani, non visti da anni,
tornavano in paese per prendere parte alla festa comune. Le case dei due
sposi si riempivano di regali di ogni genere, sui quali si facevano
gustosi pettegolezzi. La zitė veniva accompagnata in chiesa dal
padre, che cedeva, sulla soglia della chiesa, la mano della figlia,
coperta da un lunghissimo velo bianco, allo sposo in chiesa, i due
giovani, si scambiavano lanello e il sģ nuziale e, subito dopo la
cerimonia, aprivano il corteo seguiti dai due compari, dai genitori di
lui e da quelli di lei, dai nonni, dai fratelli, dagli zii, dai cugini,
dagli altri parenti, dagli amici e da tutti gli invitati. Secondo questo
rigido ordine protocollare di precedenze tutti prendevano posto alla
tavėlätė, con i parenti dello sposo a destra e quelli della sposa a
sinistra della tavola dei due giovani, e partecipavano ai balli e alle
danze durante il festino. Per tutta la giornata la zitė era
oggetto di attenzioni, ammirazione e complimenti, mentre lo sposo,
nzurätė e nguajätė, subiva le celie degli amici. Il compare,
o un suo delegato, assumeva il ruolo di mastė cėrėmonjė, ordinava
a li słonė tarantelle, quadriglie, mazurche, polche valzer,
tanghi e dirigeva le danze dei giovani che, ad intervalli, cedevano la
sala agli anziani. Applausi fragorosi, gridi di augurio venivano
continuamente rivolti a li zitė mentre ballavano, in mezzo agli
invitati che facevano cerchio intorno a loro. Di tanto in tanto,
dovevano anche distaccarsi per concedere un ballo ai compari, agli zii,
ai fratelli, in segno di rispetto e di affetto. Tra un ballo e laltro,
i camerieri facevano passätė di dolci e di taralli, su grossi
vassoi o in canestri, e di rosolio di molti colori, su guantiere di
cristallo. Il caposala si prendeva cura di far servire tutti i parenti,
secondo le precedenze protocollari, di invitare tutti a gustare quella
grazia di Dio ed escludere, rigorosamente, dalla scorpacciata tutti i
giovani non invitati, presenti in sala solo per ballare e corteggiare le
ragazze. Con capolavori di diplomazia, inoltre, mastė cėrėmonjė e
zzanzanė facevano si che questi giovanotti invitassero a ballare
anche qualche ragazza bruttina, che se ne stava imbronciata in un angolo
della stanza: le feste matrimoniali dovevano essere occasione di caccia,
di conoscenze, di incontri, di nuove nozze. Dopo un giorno intero
(talora tre consecutivi) di emozioni, di frenesia e di gioia generale, i
due sposi, esausti ma felici, venivano accompagnati nella loro nuova
casa per consumare la loro prima notte di nozze. Questa risultava talora
traumatica, specie per la donna, se i due sposi, del tutto digiuni di
educazione sessuale, non trovavano un giusto equilibrio ed unarmonica
intesa tra loro. Unantica usanza, di derivazione araba, ora scomparsa,
prevedeva la veglia dei parenti, la prima notte di nozze. Con essa si č
estinta anche quella, che imponeva alle comare danello di visitare, il
mattino seguente, i due sposi per portare loro la colazione e accertarsi
che tutto fosse andato a dovere. E decaduta pure, da diversi decenni,
lusanza di esporre e estendere alla finestra un lenzuolo insanguinato
per offrire alla gente la prova inoppugnabile della verginitą della
donna. Questa era condizione essenziale, infatti, per appagare le
attese, la fiducia e i desideri del neomarito e della sua famiglia. Una
ragazza scadutė era ritenuta una vergogna e disonore per luomo,
la famiglia e tutto il clan, e veniva disprezzata, scacciata e, in
taluni casi, finiva ammazzata. Subito dopo questa delicata prova
matrimoniale, i neoconiugi iniziavano il giro delle visite ai compari,
ai genitori e agli amici per ringraziarli delle attenzioni, dei regali e
della loro partecipazione alla festa. Cominciava, cosģ, per i due
giovani sposi il difficile cammino della loro esistenza comune. |