Home > vivere Ascoli > Servizi speciali > La rivoluzione ascolana del 1799, dal Diario dei fratelli Tedeschi

“…il Diario dei fratelli Tedeschi 1799-1829 è una importante testimonianza sulle vicende di Ascoli Satriano e della Capitanata durante l’insurrezione giacobina del 1799 e la sollevazione costituzionalista del 1820, che hanno rappresentato un momento fondamentale per il riscatto sociale e civile dell’intero Mezzogiorno ...”

Nel corso della breve esperienza repubblicana sostenuta nel Regno di Napoli dalle armi rivoluzionarie francesi, dopo l’infelice spedizione di Ferdinando IV di Borbone contro Roma, Ascoli Satriano visse una delle pagine più drammatiche della sua storia moderna: gli esponenti di alcune tra le principali famiglie, in quel periodo, alla guida del governo municipale per la loro adesione alle idee giacobine, furono uccisi, nel corso di un colpo di mano reazionario, organizzato dal fiduciario locale del duca Troiano Marulli, senza tuttavia, una significativa partecipazione della cittadinanza. La cronaca fedele dei fatti è stata tramandata dal Diario dei fratelli Tedeschi, trovato a suo tempo da Pasquale Rosario ed oggi posseduto dalla Biblioteca Provinciale di Foggia. Si tratta delle annotazioni giornaliere riportate in due quaderni, dal 5 febbraio 1799 sino al 20 maggio 1829, da Giuseppe Antonio ed Ermenegildo Tedeschi, i quali, insieme alle notizie ordinarie riguardanti l’andamento del clima, delle coltivazioni e dei prezzi di mercato, registrarono anche, i drammatici avvenimenti politici e militari vissuti dalla città di Ascoli in concomitanza con quelli della Provincia e del Regno. La narrazione, anche se si interrompe per i periodi compresi tra gli anni 1810-1814 e 1816-1819, risulta, comunque, precisa ed esauriente nella esposizione  di fatti  storici fondamentali, come la rivoluzione del 1799 e l’altra del 1820-1821. ( a lato un foglio del Diario, grafia di Ermenegildo Tedeschi )

Assai scarse sono le informazioni nel documento sugli autori stessi:  per Giuseppe Antonio, soltanto la qualità di accolito nella Chiesa ascolana e la data della morte, avvenuta precocemente il 27 luglio 1799, all’età di ventuno anni e sei mesi, mentre per Ermenegildo, la professione notarile e l’incarico di procancelliere presso l’Università di Ascoli Satriano e qualche accenno occasionale al figlio Bartolomeo.

Di questi due ultimi, si apprende anche l’adesione alle esperienze governative dei corsi politici nuovi: il primo fu eletto municipalista nel periodo della breve parentesi repubblicana e il secondo militò nella Guardia Civica durante il decennio Murattiano. Di conseguenza, ambedue incriminati nel 1822, subirono, prima, il processo e, poi, la sospensione dagli incarichi pubblici ad opera dei tribunali borbonici.

Il Diario dei fratelli Tedeschi è una importante testimonianza sulle vicende di Ascoli Satriano e della Capitanata durante l’insurrezione giacobina del 1799 e la sollevazione costituzionalista del 1820, che hanno rappresentato un momento fondamentale per il riscatto sociale e civile dell’intero Mezzogiorno.

dal “Diario dei fratelli Tedeschi”, alcuni fatti del 1799

  • Il 5 febbraio 1799 don Lonardo Salerno, governatore della città di Ascoli, in largo Purgatorio legge il proclama democratico. Si declama l’invito alla coccarda, l’impianto dell’albero della libertà e lo sventolio della bandiera tricolore della Repubblica. I colori sono il rosso il giallo il blu. Il popolo rimane assordito, compiangendo l’allontanamento del Re e l’entrata dei Francesi in Napoli. Pochi si coccardano.

 la coccarda repubblicana, l’albero della libertà, fogli del Diario con grafia di E. Tedeschi e di G. A. Tedeschi

  • Il 6 febbraio il servente Nitto Lonardo, accompagnato da Agostino Papa, diffonde il pubblico bando affinché tutti si coccardassero pena la vita.

  • Il 1 marzo si nomina il Governo democratico Repubblicano della città di Ascoli, la Municipalità. Sono membri della Municipalità il notaio regio don Potito d’Autilia presidente, il primicerio Vincenzo Cirillo deputato, don Gennaro Santoro deputato, Paolo Antonio Selvitella deputato,  Giovanni Sciarrilli segretario, Cesare d’Alessandro e Giovanni de Benedictis giudici di pace, Vincenzo Bari grassiere (magistrato di nomina regia), Domenico Papa secondo grassiere, Vito Capozzi cassiere. Nello stesso giorno è costituita la Guardia Nazionale Civica, organo militare repubblicano voluto dai francesi. Essa conta di trecento persone divise in sei compagnie da cinquanta l’una. E’ nominato comandante d’Autilia Luigi; sono ufficiali Papa Agostino, Lobella Domenico, Spinelli Potito, Mazzei Nicola, Papa Potito, Sipone Nicola, Giuliani Nicola, Capozzi Francesco Saverio, de Benedictis Domenico, d’Alessandro Ferrante, Bernardo Davide, Califani Francesco Saverio, Martino Francesco Saverio.

  • Il 30 aprile si proclama in Ascoli il bando pubblico di abolizione della proprietà feudale e si ordinano i festeggiamenti per l’arresto e il massacro dei sovrani e la disfatta militare dell’arciduca Carlo.

  • Il 1 maggio il popolo dalle ore otto ha cominciato a mettersi in controrivoluzione, sparando schioppettate. Dalle ore dieci alle ore dodici ha proceduto alla carcerazione di molti patrioti. I primi carcerati sono stati Francesco e Luigi d’Autilia figli del notaio Potito. Gli altri sono: don Cesare d’Alessandro, Agostino Papa, Francesco Saverio Martino, Giuseppe Martino, don Nicola Sipone, Agostino Silvestri (padre agostiniano), Tommaso Petrilli (padre domenicano), alcuni patrioti di Noci rifugiatisi ad Ascoli, Lorenzo Pagnano ballerino, Enrico Farina, don Lonardo Salerno (governatore di Ascoli), Vincenzo, Raffaele e Michele Berlingieri, il notaio Angelo Antonio Galotti, Maria Paparella, Eugenia Parrino, il figlio di Nicola Pasquale Maffei di Candela.

  • Il 2 maggio vengono uccisi tutti i prigionieri, fucilandoli e decapitandoli, per mano degli uomini del terribile Marciano Gallo, fatti salvi don Nicola Sipone liberato a furor di popolo, don Lonardo Salerno appuratosi innocente e i cittadini di Noci. Vennero massacrati: Potito d’Autilia e la moglie Eugenia Parrino con i figli Francesco e Luigi, Cesare d’Alessandro, Agostino Papa, Paolo Antonio Selvitella, Errico Farina, Angelo Antonio Galotti, i fratelli Francesco Saverio e Giuseppe Martino, i fratelli Vincenzo, Michele e Raffaele Berlingieri con la moglie Maria Paparella, Antonio Maffei (di Candela), Tommaso Petrilli (padre domenicano), Agostino Silvestri (padre agostiniano). Le  teste di tutti i diciotto massacrati furono esposte all'albero della libertà in largo Purgatorio. Le uccisioni continueranno anche il 3 maggio.

il notaio Potito d'Autilia, lapide affissa in piazza Giovanni Paolo II  ricorda il massacro,
l'albero della Libertà è opera del Prof.  Cosimo Tiso

  • Il 4 maggio scrive da Foggia don Vincenzo Angiulli, membro dell’Amministrazione Dipartimentale Repubblicana, minaccia i controrivoluzionari. Se Ascoli non si assoggetta di nuovo alla Repubblica, sarà distrutta.

  • Il 5 maggio si celebra la processione dei Santi protettori di Ascoli. La processione avverrà solo dopo la rimozione delle teste recise ed esposte in pubblica piazza, su richiesta del vescovo Emanuele de Tommasi. Lo stesso giorno don Gennaro Santoro, deputato della Municipalità e don Angelo Forni, agente del Duca tornano da Foggia, dopo l’atto di sottomissione, con documento a firma del presidente dell’Amministrazione Dipartimentale, da Angiulli amministratore e Bianco commissario. Il documento concede il perdono generale con la condizione di riassoggettarsi alla Repubblica con la facoltà di rieleggere la Municipalità e tutti gli organi necessari, in pubbliche sedute. Il popolo esulta per lo scampato pericolo, ma ancora rifiuta di coccardarsi alla francese.

  • Il 6 maggio è eletta la Nuova Municipalità. Il sacerdote Angiulli Giuseppe fratello di Vincenzo, presidente, Colavita Giovanni Battista, Corsari Vincenzo, Tedeschi Ermenegildo, Sciarrilli Giovanni segretario, Capozzi Vito cassiere, de Benedictis Giovanni e Santoro Vincenzo giudici di pace, Bari Vincenzo e Papa Domenico grassieri, Gallo Marciano comandante della guardia.

  • L’ 8 maggio arriva ad Ascoli Schipani Principe colonnello reale, che si fa portavoce di un editto reale ove si ordina al popolo di mettere la croce bianca alla destra del cappello e la nocca rossa alla sinistra. Lo stesso giorno, da Foggia si conferma la nuova Municipalità.

  • Il 17 maggio padre Boccioni e padre Basca Antonio, francescani minori conventuali, sono inviati da Marciano Gallo in Barletta per accertare moti controrivoluzionari in quella città. Lo stesso giorno e per la stessa ragione si reca a Barletta  partendo da Foggia l’avvocato Domenico Cimaglia.

  • Il 21 maggio i due religiosi, Boccioni e Basca, inviati a Barletta ad appurare i fatti, ritornano e in assemblea con il Vescovo, Marciano Gallo, la Municipalità e parte del popolo, verbalizzano sull’avvenuta controrivoluzione nelle zone costiere, dello sbarco dell’armata russa a Barletta e Manfredonia. Infine si parla di un plico reale con istruzioni manoscritte a firma del conte Trojano Marulli. Si decide di mandare il plico e tutte le informazioni a Foggia all’Angiulli per ogni decisione, quando la notizia diffusasi degli eventi, provoca reazione nel popolo che dealbera il palo della libertà e toglie le nocche repubblicane che Marciano Gallo aveva imposto. Si viene a sapere a sera che anche a Foggia è in atto la controrivoluzione. Più di cento arresti. Lo stesso Vincenzo Angiulli è catturato e inviato a Manfredonia presso il presidio militare. E’ la fine della Repubblica Democratica.

  • Il 22 maggio Visciòla Michelangelo è luogotenente del Re in Ascoli con poteri assoluti di governo e di nomina. Santoro Giuseppe è sindaco del governo nominato dal luogotenente reale Visciòla.

  • Il 31 maggio il cardinale Ruffo, con una truppa di 5.000 uomini tra fanti e cavalieri di cui 700 calabresi collettizi e numerosa artiglieria composta da cannoni, obici, colombrine e colombrinette più 96 carri di equipaggio, Il cardinale con la sua corte è dimorato nel palazzo ducale, gli ufficiali nelle case dei particolari e la truppa divisa tra i conventi di S. Potito, S. Maria e S. Giovanni.

  • In luglio in Ascoli i controrivoluzionari spadroneggiano ignorando i dettami monarchici. Sono saccheggi e abusi. Il 21 luglio un cittadino candelese, tale Carpinelli, viene carcerato e fucilato in Ascoli con l’accusa di giacobinismo. Il fatto accadde davanti al palazzo ducale.

  • Il 27 luglio Tedeschi Giuseppe Antonio, autore del diario e redattore sino al 6 giugno, muore dopo 33 giorni di infermità, all’età di 21 anni. Continua la redazione del diario uno dei fratelli. Lo stesso giorno, due mercanti dalmati, venditori di giumente, sono uccisi per essere derubati nella città di Ascoli. I responsabili otto ascolani, Giuliano Donato detto “lo sfragnato”, Zizzari Francesco, Fattobene Giovanni, Ficci Eusebio, tutti facenti parte della compagnia di Marciano Gallo, che preoccupato delle conseguenze provvede alla loro cattura e carcerazione. Qualche giorno dopo si appura che uno dei due dalmatini fosse il conte Lazaro Ristiz.

  • Il 15 agosto Marciano Gallo con atto pubblico è proposto capo della Guardia Civica.

  • Il 13 ottobre si costituisce la Guardia di Campagna organo di polizia rurale. Composta da sei o sette guardie a disposizione del capitano che è Marciano Gallo. La sussistenza della stessa è a carico dell’Università o dei massari di campo, secondo la legge.

  • Il 22 ottobre il vescovo Monsignor Emanuele de Tommasi celebra nella cattedrale di Ascoli la messa in ricordo di Papa Pio VI.


Fonte:  
- “Ascoli Satriano nel Risorgimento Nazionale, Diario 1799-1829” di G. Antonio ed Ermenegildo Tedeschi a cura di Mario Simone, 1963
- “Diario di Ascoli Satriano 1799-1829” di G. Antonio ed Ermenegildo Tedeschi a cura di Antonio Ventura, 2008


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