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pizzefritteBaccalą frittoFrittura di pescedolci tipici - scartellate


Con l'approssimarsi delle feste dell'Immacolata e di S. Lucia si entra nel clima natalizio. Le famiglie si preparano alla grande festa inviando auguri ed inviti a parenti ed amici lontani, effettuano grandi spese, per i bambini, gli addobbi della casa, del presepe, dell'albero, che si comincia a montare ed allestire. I ragazzi vanno fuori paese, nelle campagne, alla ricerca del muschio, che servirą per fare i prati del presepe. Le donne di casa si adoperano per posizionare i vari personaggi che compongono il presepe, mentre il papą predispone l'impianto elettrico per l'illuminazione della grotta, delle casette, dell'albero.

Preparata ogni cosa, la sera del 24 dicembre, la famiglia, si reca in chiesa per assistere alla santa messa e all'esposizione del Bbomminė, alla visita dei vari presepi: nella cattedrale e nella chiesa di S. Potito. Un'altra usanza che va scomparendo č quella delle fanojė, che venivano accese, la vigilia di Natale, dopo la cerimonia religiosa. Mentre resiste l'usanza di mangiare il classico menł, di vigilia a base di: pčttėlė, pizzė frittė, crugnalčttė, vrłocchėlė dė natälė, baccalą, frittura di pesce, anguille e capitone, e il giorno di Natale e S. Stefano a base di: tumbänė, ąinė arrėstutė, tarallė, scartėllätė, strufėlė, mustacciłolė.

Dopo qualche giorno di riposo si riprende l'abbuffata col cenone di fine anno e con la festa dell'inizio dell'anno nuovo accompagnato da canti, balli, giochi a tombola e all'oca. L'addio all'anno vecchio e il saluto a quello nuovo vengono dati con spari di mortaretti, con fuochi d'artificio, con lanci di piatti, bottiglie e cose vecchie nelle strade, mentre tutti si augurano "bbona finė e bbon bringipiė".


Fonte:
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 “Ascoli Satriano, storia, arte, lingua e folclore” di Francesco Capriglione e Potito Mele 1980


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