Home > vivere Ascoli > Servizi speciali > La Dogana delle pecore nel territorio Ascolano


"... il fenomeno della transumanza aveva origini assai più antiche, molti pastori soprattutto dei paesi montani, scendevano nei mesi freddi nel Tavoliere delle Puglie. La Dogana portò ad una radicale trasformazione del regime giuridico dei pascoli, in quanto a nessuno fu più consentito di alienare liberamente terre da pascolo, delle quali il re fece incetta, proibendo ai proprietari delle terre restanti di ospitare gli animali; se veniva seminato un terreno destinato ad erba le sanzioni pecuniarie erano assai severe ..."

Fin dai tempi antichi i pastori abruzzesi, molisani ed in parte, anche laziali, erano soliti condurre le proprie greggi a svernare in Puglia, dove il clima era mite ed i pascoli abbondanti. Si servivano di particolari percorsi ad essi destinati (tratturi) e corrispondevano per il loro uso una tassa rapportata ai capi di bestiame. I tratturi erano vie erbose molto larghe e lunghe anche centinaia di chilometri che collegavano le montagne abruzzesi e molisane con i pascoli doganali. Oltre ai tratturi vi erano i bracci, i tratturelli, i riposi e i passi. Tale sistema di pascolo migratorio, successivamente definito “transumanza”, più o meno tutelato nel tempo dai vari signori che si contesero il dominio dell’Italia Meridionale, durò per svariati secoli sopravvivendo, sia pure stentatamente, alle invasioni barbariche ed alle angherie di potenti. Alfonso I d’Aragona comprese appieno la portata del fenomeno ed i vantaggi che da esso se ne potevano trarre, per cui, appena avuto il sopravvento su Renato d’Angiò, conferì alcuni incarichi per la gestione della transumanza. La Dogana delle pecore di Foggia ( Dohana menae pecudum Apuliae ) ebbe sede a Lucera nel 1447, a Serracapriola (sede destinata però solo alla conta delle pecore) e nel 1468 si trasferì a Foggia. Essa aveva poteri amministrativi e giurisdizionali e gestiva in via esclusiva nella sua vasta giurisdizione (Abruzzo, Molise, Puglia, e parte della Campania e della Basilicata) le sorti dell’industria della pastorizia nel Regno di Napoli. Dipendevano dalla Dogana tutti i possessori di più di venti pecore i quali erano obbligati a condurre le loro greggi nel Tavoliere per trascorrervi i mesi invernali. Per l’uso dei pascoli essi corrispondevano il prezzo dell’erba detto fida ricevendo, inoltre, in cambio una serie di agevolazioni e privilegi. A capo dell’organizzazione doganale vi era il doganiere, alto funzionario di nomina regia, a cui erano demandati ampi poteri fra i quali quello di amministrare la giustizia civile e criminale nei giudizi che riguardavano persone legate all’industria armentizia. Affiancavano il doganiere ed insieme a questi costituivano il Tribunale della Dogana l’uditore ed il credenziere. Il primo era il giudice ordinario nelle vertenze che non toccavano interessi diretti del fisco, il secondo, invece, tutelava gli affari erariali e disciplinava l’assegnazione dei pascoli e la riscossione della fida. Altri funzionari erano il percettore o cassiere, cui spettava riscuotere il pagamento della fida, il libro maggiore, che formava il registro di esazione ed il mastrodatti, cui competeva principalmente custodire l’archivio doganale. Collaboravano con la Dogana, pur non facendone parte direttamente, i pesatori di lana ed i compassatori.  I primi provvedevano ad immagazzinare le lane dei pastori ed a metterle a disposizione degli stessi soltanto dopo l’avvenuto pagamento della fida; i secondi avevano il compito di procedere alla distribuzione dei pascoli, verificarne le occupazioni abusive, reintegrare, la lunga rete tratturale che dall’Abruzzo giungeva fino in Terra d’Otranto. I passi, punti obbligati di transito delle morre di pecore, si chiamavano: Guglionisi, Ponterotto, La Motta, Biccari e San Vito, Ascoli e Candela, Melfi e Spinazzola. Questi luoghi venivano custoditi da cavalieri ed armigeri quali, tra altri compiti, avevano quello di non permettere l’uscita dal Tavoliere dei pastori che non avessero loro esibita la ricevuta (passata) dell’avvenuto pagamento della fida.

La Dogana ebbe vita fino al 1806, quando il nuovo governo istauratosi con l’occupazione francese del Regno di Napoli, sensibile alle richieste di uomini di cultura e di eminenti giuristi ed economisti, soppresse questa istituzione la quale, poiché sorta a tutela degli interessi della pastorizia, a lungo andare, a causa del pressante regime vincolistico dai terreni da essa imposto, aveva portato al decadimento dell’agricoltura nel Tavoliere ed al conseguente abbandono e spopolamento delle sue contrade.


Il Tratturo Regio: Pescasseroli-Candela

     

I principali Tratturi erano: L’Aquila-Foggia (244 km), Pescasseroli-Candela (211), Celano-Foggia (207) e Castel di Sangro-Lucera (127).

Il tratturo Regio Pescasseroli-Candela era un percorso usato dai pastori per spostare i grandi greggi di pecore verso il Sud Italia (transumanza). Percorsi prevalentemente collinosi e montuosi dell’Appennino fino alle pianure costiere più meridionali della Puglia. Lungo 211 km, questo tratturo presenta sull’intero tracciato, da Pescasseroli in Abruzzo fino al confine fra Candela ed Ascoli Satriano in Puglia, una larghezza media di circa 60 metri. Era ancora in uso come direttrice della transumanza nei primi anni ’50 del XX secolo.  Si ritiene che il tratturo ricalcasse il percorso della via Minucia, un’antica via consolare romana che era utilizzata dalle legioni che da Roma dovevano raggiungere Brindisi. L’agro di Ascoli oltre al tratturo Regio Pescasseroli-Candela era attraversato da due bracci (collegamenti diretti tra due tratturi) e da numerosi tratturelli: Braccio Cerignola-Ascoli (18km), Braccio Lagnano-Candela (7km), Tratturello Foggia-Ordona-Lavello (60km), Tratturello Foggia-Ascoli-Lavello (63km), Tratturello Cervaro-Candela-S.Agata (40km), Tratturello Candela-Montegentile (36km), Tratturello Cerignola-Melfi (18km), Tratturello Stornara-Lavello (17km), Tratturello Cerignola-Ponte di Bovino e Tratturello Martellito-Ferrante. I dati relativi alle lunghezze dei percorsi risalgono a rilevamenti del 1912.


Le Locazioni

Si definivano locazioni quei grandi dipartimenti in cui erano stati suddivisi i territori che costituivano il Tavoliere. Le locazioni comprendevano in gran parte terre salde destinate al pascolo ed, in minor quantità, terre di portata, riservate alla coltivazione.


Le locazioni e le relative masserie nell’ agro di Ascoli

Locazione di Ordona

S.Marco - Ferrante
Locazione di Valle Cannella Canestrello - Salvetere - Monterocilo - S.Mercurio
Locazione di Cornito Cornito - Capaccio Torre Alemanna - S.Martino - Conte di Noia - Faugno
Locazione di Salzola Perillo - Salzola - Camerelle - S.Leonardo le Matine
Locazione di S. Giuliano S.Croce - Canestrello - Parasacco
Locazione di Feudo d’Ascoli e Fabrica Principe d'Ascoli (Nannarone) - Posticciola - Ceca - Tufara - Pizzo d’Uccello - Palazzo d’Ascoli
Locazione di Ponte Albanito Cisterna - Contessa - Catenazzo - Cisternola
Locazione di Salzola - masseria Perillo Locazione di Cornito - masseria Corleto Locazione di Cornito - masseria Faugno
Locazione di Salzola
masseria Perillo
Locazione di Cornito - Corleto
masseria  fortificata
Locazione di Cornito
masseria Faugno- Residenza
Locazione di Ordona - masseria Ferrante Locazione di Feudo d'Ascoli - masseria Posticchio Locazione di S. Giuliano - masseria Romano
Locazione di Ordona
masseria Ferrante
Locazione di Feudo d'Ascoli e Fabrica
masseria Posticchio
Locazione di S. Giuliano
masseria Romano

Le Poste

Le Poste rappresentavano l’ulteriore ripartizione delle terre salde delle locazioni. Esse venivano situate in luoghi riparati dai venti ed in leggero declivio onde facilitare il deflusso delle acque piovane e dei liquami degli animali. Comprendevano una parte piana (quadrone), un luogo dove trovavano ricovero gli armenti (jazzo) ed un ambiente destinato alla raccolta ed alla lavorazione dei prodotti della pastorizia (aia).  Oltre alle locazioni, facevano parte del Tavoliere alcuni erbaggi speciali destinati, alle volte, dai luoghi dove svernava il grosso delle greggi. Essi, detti corpi separati, anche se alcuni definiti ugualmente locazioni, erano: il Feudo di Monteserico, il Bosco di Ruvo, il Bosco di Montemilone, Cerreto, Castellaneta, i Mosciali di Barletta, i demani comunali di Toritto, Grumo, Vieste, Peschici, Cagnano, Carpino, S. Nicandro, Ischitella, isola Varano, Terlizzi, Bitonto, Venosa, Ascoli, Campolato e Bisceglie.

Locazione di Salzola - masseria Camerelle, la Posta Locazione di Salzola - Posta Locazione di Salzola - Posta Vassallo
Locazione di Salzola
masseria Camerelle, la Posta
Locazione di Salzola
Posta
Locazione di Salzola
Posta Vassallo

Fonte:
-  "Il territorio di Ascoli e la Dogana delle pecore di Foggia" di Viviano Iazzetti
   Centro Studi Territorio e Ambiente di Ascoli Satriano, Agosto 1990
-  dauniatur.it
-  it.wikipedia.org/wiki/Tratturo_Pescasseroli-Candela


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